Respirazione Olotropica
Come si PraticaE’ l’unico lavoro che io conosca che incorpori così bene le scoperte di Jung, Freud e Rank, aggiungendo intuizioni innovative che i metodi di questi terapeuti non avrebbero mai potuto raggiungere.
~ Joseph Campbell
La Pratica della Respirazione Olotropica è un’avventura di autoesplorazione.
Sostiene e potenzia il proprio sviluppo psicospirituale e affianca in maniera efficace altre forme di terapia e di psicoterapia.
Sperimentare la Respirazione Olotropica per un percorso di crescita personale permette di sviluppare maggiore consapevolezza di sè e un nuovo rapporto con i propri stati emotivi.
Nonostante alcune affinità con Rebirthing, Bioenergetica, Biotransenergetica, e anche con lo Yoga, la Respirazione Olotropica offre strumenti specifici molto efficaci che la rendono unica.
L’ AUTOESPLORAZIONE
I risultati delle ricerche sui potenziali terapeutici degli stati Olotropici di coscienza hanno rivoluzionato la mappa della psiche e hanno implicazioni importanti relative a che cosa è il processo terapeutico e che cosa lo favorisce.
Le ricerche hanno rivelato che i sintomi psichici possiedono una struttura a molti livelli, e che di solito comprendono importanti elementi provenienti dalle dimensioni perinatali e transpersonali della psiche.
Questa scoperta da un lato chiarisce il motivo per cui molti approcci terapeutici, che fanno riferimento esclusivamente alla sfera biografica, danno spesso risultati deludenti, ma fornisce anche l’accesso a nuovi ed efficaci strumenti terapeutici che operano ai livelli più profondi della psiche.
L’approccio Olotropico è un approccio olistico, una psicologia del benessere, e parte da un concetto fondamentale:
I sintomi dei disturbi emotivi e psicosomatici sono un tentativo dell’organismo di liberare sè stesso da impressioni traumatiche, di guarirsi e di semplificare la propria funzionalità.
~ Stan Grof
I sintomi sono quindi anche una grande opportunità.
Di conseguenza il processo terapeutico, per essere efficace, deve sostenere quello che l’organismo già sta facendo, aiutando attraverso un’intensificazione temporanea i sintomi ad emergere, e a dissolversi.
Il terapeuta non deve far altro che assecondare e sostenere il processo, messo in moto spontaneamente dalla psiche, persino se non riesce a capirlo.
Uso il termine terapeuta secondo il suo significato originario: “persona che assiste durante il processo di guarigione” (dal greco therapeutes).
La funzione psichica che guida il processo di guarigione è la “funzione Radar” della psiche, estremamente utile perchè libera il facilitatore dal compito impossibile di valutare quali sono i contenuti psichici veramente importanti, e restituisce potere all’individuo e al suo processo di salute intrinseco.
Tradizionalmente le tecniche per indurre gli stati Olotropici comprendevano vari elementi sia chimici che corporei e sensoriali.
Nella Respirazione Olotropica utilizziamo esclusivamente tecniche non farmacologiche: il respiro, la musica, lo scioglimento dei blocchi energetici nel corpo.
IL POTERE CURATIVO DEL RESPIRO
Il respiro è il ponte che connette la vita con la coscienza, che unisce il corpo con i pensieri.
Ogni volta che la mente si disperde, usa il respiro come mezzo per riprenderne possesso”
~ Thich Nhat Hanh
Il respiro è un ponte cruciale tra corpo, mente e spirito.
Fin da quando eravamo piccolissimi abbiamo scoperto che trattenendo il respiro potevamo smettere di piangere, e crescendo abbiamo sviluppato un controllo automatico dei nostri stati emozionali attraverso la limitazione dell’ampiezza del nostro respiro.
Questa relazione è biunivoca, e ampliando l’ampiezza del respiro, o variandone il ritmo possiamo facilitare l’emergere nella coscienza di ricordi, emozioni, e pensieri affinchè sia possibile elaborarli ed integrarli.
Praticamente tutte le culture e i sistemi di conoscenza psicospirituale hanno scoperto il fondamentale collegamento tra il respiro e la coscienza.
Per esempio, rimanendo tra le sponde del mediterraneo, in Grecia, la parola pneuma si riferiva sia all’aria che al respiro, che allo spirito o essenza vitale.
In latino la stessa parola, spiritus, identifica sia il respiro che lo spirito.
Questa correlazione la si ritrova tra le culture di tutto il mondo.

Nei secoli sono state sviluppate da varie culture sofisticate “tecnologie del sacro” per modificare ed espandere la coscienza e indurre esperienza spirituali, o per fini terapeutici.
Molte di queste tecniche includono variazioni del ritmo respiratorio, cioè aumentando la frequenza del respiro oppure trattenendolo, spesso combinando questi due metodi.
Tecniche di meditazione nello yoga includono precisi esercizi respiratori, il pranayama, per indurre specifici stati di coscienza, e lo stesso vale per le tradizioni meditative del vajrayana tibetano, per fare solo alcuni esempi.
In alcuni metodi il respiro viene influenzato attraverso il canto, che permette di combinare il respiro , la vibrazione della voce e l’aspetto emozionale del suono e del significato delle parole.
Nel lavoro olotropico, il respiro rappresenta lo strumento principale per accedere alle dimensioni della psiche.
Non utilizziamo una tecnica particolare per modificare il respiro, semplicemente respiriamo più profondamente e velocemente del solito, mantenendo una totale concentrazione sul processo interiore.
Anche in questo campo utilizziamo la strategia generale del lavoro olotropico: fidarsi della saggezza intrinseca del sistema e seguire le intuizioni interiori.
All’inizio proponiamo di respirare in maniera più accelerata e più piena, connettendo l’inspirazione con l’espirazione.
Poi, una volta entrati nel processo, ognuno trova il proprio ritmo e il proprio modo di respirare.
LA FORZA TERAPEUTICA DELLA MUSICA
Così come il respiro, anche la musica vene usata da millenni come potente strumento di cambiamento dello stato di coscienza in rituali e pratiche spirituali.
Le grandi tradizioni spirituali hanno anche sviluppato specifiche tecniche di uso del suono e della voce non solo per ottenere uno stato di trance, ma per raggiungere specifici effetti sulla coscienza.
Il canto multivocale di Tuva o Tibetano, i Kirtan e il Nada Yoga dell’Induismo, sono solo alcuni esempi della grandissima conoscenza che i popoli tradizionali hanno sviluppato nei millenni per attivare stati di coscienza ritenuti utili per lo sviluppo umano e per la guarigione.
Nella Respirazione Olotropica l’uso della musica svolge diverse importanti funzioni. Prima di tutto facilita il cambiamento del ritmo respiratorio attraverso il suo ritmo, crea un’onda portante sonora che aiuta la persona ad attraversare l’esperienza nelle sue varie fasi e a superare eventuali difficoltà o punti morti, permette alla persona di lasciarsi andare più facilmente, ed aiuta ad approfondire il processo di autoguarigione permettendoci di andare più in profondità nel nostro inconscio.
Per utilizzare la musica come catalizzatore del lavoro esperienziale è importante ascoltarla abbandonandosi completamente al flusso sonoro, lasciarla risuonare nell’intero organismo, lasciando emergere liberamente le reazioni che suscita in noi.
SCIOGLIERE LE TENSIONI NEL CORPO
Le manifestazioni fisiche che si sviluppano in varie parti del corpo durante l’iperventilazione hanno una complessa struttura psicosomatica e corrispondono alla struttura caratteriale descritta da Wilhelm Reich.
Di solito contengono un significato psicologico specifico per ogni individuo.
Talvolta sono una versione intensificata dei dolori che la persona vive nel proprio quotidiano, altre volte hanno l’aspetto di sintomi di cui l’individuo ha vissuto in altri periodi della sua vita.
In questo lavoro c’è uno schema tipico di aumento della tensione fisica e spesso anche emotiva.
Queste tensioni possono liberarsi in 2 modi.
Il 1° avviene naturalmente semplicemente continuando a respirare, nonostante i sintomi che possiamo provare.
Durante la sessione il corpo e la psiche trovano naturalmente il modo per rilasciare, sciogliere la tensione, e verso la fine della sessione le persone spesso entrano in uno stato di rilassamento veramente profondo.
La 2° è di tipo catartico: Il tipo di scioglimento di cui stiamo parlando avviene anche attraverso il movimento del corpo, che è spinto a muoversi rapidamente, o ha tremori spontanei.
La cosa importante è non pensare a quello che avverrà, ma lasciarsi sorprendere da ciò che avviene.
E’ molto importante lasciare andare ogni programma che si possa avere, ogni aspettativa, ogni pensiero riguardo a come questa esperienza vada.
Questa è solo la mente.
E’ più importante usare il respiro come un catalizzatore.
La tensione crescerà, e il corpo troverà il modo per esprimerla.
Forse suoni, forse lacrime, forse movimenti.

Alla fine della sessione se rimangono tensioni residue, i facilitatori propongono una forma particolare di lavoro corporeo che aiuta a completare lo scioglimento di eventuali emozioni non risolte ed a sciogliere le ultime tensioni rimaste.
CONTATTO FISICO CHE NUTRE
Durante una sessione con la Respirazione Olotropica è molto facile riconoscere quando chi respira è tornato alla prima infanzia.
Quando la regressione è veramente profonda, le rughe sul volto si attenuano molto, e la persona può realmente assumere le sembianze di un neonato, con gli atteggiamenti e i gesti, i riflessi, l’ipersalivazione, e i movimenti di suzione.
In questi momenti è molto importante fornire il tipo di attenzione e di presenza che verrebbero offerti a un reale neonato, attraverso i gesti, la voce ed eventualmente anche un contatto fisico caldo e accogliente.
Si tratta infatti di un momento prezioso, in cui la persona è in uno stato Olotropico di coscienza e in cui le ferite emotive antiche legate a deprivazione, incomprensione o abbandono possono essere efficacemente risanate da un’esperienza positiva e nutriente che agisce direttamente sulla piccola bimba o neonata presente in noi.
In questo modo le comunichiamo direttamente che c’è una presenza umana che si interessa a lei.
Questo può andare da un semplice tenere la mano, ad un lungo abbraccio, a seconda di ciò che la persona stessa indica.
