il viaggio dell’eroe

Possiamo guardare al mito del viaggio dell’eroe come specchio per il nostro viaggio personale nella vita. La ricerca eroica equivale a dire si a se stessi, ad osservare le sfide della vita e ad accoglierle come un opportunità di crescita. Continuamente siamo sollecitati a partire, metaforicamente, per affrontare i draghi , trovare il tesoro del nostro Sé e tornare a casa per fondare il nostro regno di amore, pace e giustizia. Ma non appena torniamo da un viaggio ed entriamo in una nuova fase della nostra vita subito veniamo catapultati in un altro. È una spirale , non smettiamo mai di viaggiare , ma ogni volta che abbiamo compiuto un ciclo abbiamo nuovi elementi, risorse, esperienze che aprono porte sconosciute da esplorare.

Quando comincia il viaggio della nostra vita?ciclo della vita Mi piace pensare al periodo perinatale: la gestazione e il processo della nascita, come al primo viaggio eroico della nostra anima.

 In ogni viaggio che si rispetti la prima cosa da fare è preparare la valigia in sintonia con il progetto del viaggio. E, per acquisire le risorse che ci servono per affrontare il travaglio e il mondo sconosciuto dell’essere umani, quale posto migliore del brodo caldo nella pancia della mamma?

Nell’utero siamo totalmente dipendenti per la formazione del nostro corpo fisico, per respirare, per nutrirci per ogni necessità fisiologica da un altro essere umano; quindi la prima cosa che impariamo è la certezza che ci sarà sempre ciò di cui ho bisogno, che la mamma si prenderà sempre cura delle mie necessità fisiche, che siamo insieme in questo viaggio. Connessione senza coscienza di confini, tra me e il cordone ombelicale, l’acqua che mi circonda, la placenta, la mamma, il battito del suo cuore, i suoni del suo corpo, le sue emozioni.

La vita intrauterina ci può connettere all’archetipo dell’Innocente, che ritroveremo alla nascita e che ci accompagnerà negli anni dell’infanzia.

“L’innocente è la parte di noi che crede nella vita, in noi stessi e negli altri. È la parte che possiede la fede e la speranza, anche quando in apparenza le cose sembrano impossibili. È la parte di noi che continua a credere in ciò che spera, qualunque cosa sia. È anche la parte che ci consente di avere negli altri la fiducia che serve a imparare da loro….I bambini che hanno goduto di affetto e di cure hanno una splendida fede che il mondo sia un posto sicuro e che possono contare sugli altri per il sostegno e l’aiuto fisico, psichico e intellettuale di cui hanno bisogno per maturare e per crescere. La fiducia che nutrono negli altri, ed in sé stessi permette loro di imparare” Carol S. Pearson, Risvegliare l’eroe dentro di noi, Astrolabio, 1992

l’esperienza del grembo

Durante le sessioni di Respirazione Olotropica spesso si rivivono momenti legati al periodo della gravidanza e del parto, potremmo non sapere nulla di come si sono svolti, eppure ci troviamo a provare emozioni e sensazioni fisiche legate a quell’esperienza, che è profondamente inscritta in ogni nostra cellula. Comunque sia andato il parto, ciò che abbiamo provato in termini di intensità è tale da costituire un primo tassello nella nostra psiche a cui andranno poi ad aggiungersi tutte le esperienze simili per coloritura, qualità emotiva, sensoriale .

embrione nel ventre

Grazie alla sua personale esperienza e al resoconto di migliaia di esploratori in stati non ordinari di coscienza, Grof ha definito una nuova mappa della coscienza in cui anche l’esperienza perinatale1 ha un ruolo fondamentale nel determinare il nostro atteggiamento verso la vita.

Le matrici perinatali, proprio in quanto matrici (Dal lat. matrix -icis ‘madre, utero’) , rappresentano lo stampo in cui si modulerà nel tempo la nostra esperienza , Grof stesso le definisce “Influenze che modellano la coscienza umana, iniziando dalla vita prenatale e passando attraverso la nascita”

Il tempo di vita intrauterina è descritto dalla Prima Matrice Perinatale, la cui caratteristica di base è la stretta connessione e la dipendenza del bambino dal punto di vista sia biologico che emotivo.

Il liquido amniotico e la placenta lo nutrono, gli consentono di respirare, lo proteggono dai rumori. Quindi protezione, sicurezza, soddisfacimento di ogni bisogno, connessione, fiducia.

Essendo un regno acquatico, l’esperienza che possiamo fare durante una sessione di Respirazione Olotropica è quella di identificazione con forme di vita marine. La sensazione di non avere confini può farci sentire parte del tutto, non solo visioni od immagine oceaniche e cosmiche, ma identificazione con parti del cosmo o con l’intero universo.

“..il rapimento associato alla prima Matrice Perinatale “Estasi Oceanica”, l’energia oceanica di questa matrice potrebbe essere chiamata apollinea: comporta infatti lo svanire pacifico di ogni limite e reca serenità e tranquillità….. Mentre si è immersi nell’estasi oceanica, l’intero universo si manifesta a noi come un luogo amico in cui possiamo assumere, senza pericolo e sentendoci al sicuro, un atteggiamento infantile, passivo e dipendente. In questo stato il male sembra effimero, irrilevante o addirittura non esistente”    Grof, la mente olotropica, Red, 2007

Un esperienza così ci consente di riempire il nostro bagaglio di fiducia e connessione e sarà un punto di partenza e una risorsa che ci accompagnerà per sempre. Così come, purtroppo, ci accompagnerà la sensazione di solitudine o intossicazione se durante il periodo di gestazione la mamma avrà assunto medicinali o sostanze tossiche o una cattiva alimentazione, o se ci saranno stati traumi fisici od emotivi, minacce di aborto o distacco e mancanza d’amore per l’evento stesso. In questo caso le immagini potrebbero essere di fiumi, laghi o mari inquinati, discariche, nubi tossiche, inquietanti figure marine. La mancanza di confini che permetteva l’identificazione e unione con il cosmo, in caso di grembo disturbato provoca un senso di confusione e minaccia.

Non c’è un grembo buono o uno cattivo in assoluto, ci sono miriadi di prove ed esperienze a cui noi e le nostre mamme siamo stati esposti. La vita continua con i suoi alti e bassi anche in gravidanza e, se la situazione non è particolarmente grave, la nostra esperienza del grembo ci consentirà di mettere in valigia un po’ di fiducia, un senso di unione e un po’ di tristezza, perché questa dimensione la dobbiamo abbandonare, la vogliamo abbandonare, ma chissà cosa ci aspetta!

1Il termine perinatale è una parola composta greco-latina: il prefisso peri significa “vicino”, o “attorno” e la parola natalis vuol dire “ciò che attiene alla nascita”. Grof, la mente olotropica, Red, 2007

Contributo a cura di Fiorella Timshell